Inevitabilmente, instaurare rapporti commerciali con un’azienda comporta la preparazione di accordi, contratti e altra documentazione legale. Se questa procedura è però normale e acquisita quando si tratta con aziende site nel proprio stesso Paese, le cose inevitabilmente si complicano, e diventa necessario l’intervento di un traduttore, quando si ha a che fare con un Paese straniero. A questo punto, tuttavia, nasce un dubbio: la scelta ideale deve orientarsi su una lingua franca, come l’Inglese, oppure puntare alla lingua nativa del Paese dove si trova l’azienda in questione?
Si è detto più volte che la traduzione di qualsiasi documento ha come sua prima caratteristica necessaria la correttezza: il significato del documento originale deve sempre essere trasferito fedelmente nella lingua di destinazione. Tuttavia questo assioma acquista tutt’altro peso e importanza quando si ha a che fare con la traduzione di contratti e accordi commerciali; la ragione di tale differenza sta nella soglia di precisione richiesta e nel peso delle sfumature possibili nel testo originale.
Per quanto riguarda la precisione, infatti, la terminologia legale è precisa quanto qualsiasi altra terminologia tecnica, ma per certi versi è ancora più specifica e selettiva: sovente non vi sono effettivi sinonimi per un particolare concetto legale, e qualsiasi termine simile in realtà indica un concetto differente, in un modo che raramente si ritrova in altri tipi di contenuto. Oltre a questo, la scelta di particolari terminologie e linguaggi all’interno di un documento legale configura una serie di sfumature specifiche che, nel particolare ambito della contrattualistica, acquisiscono un peso spesso rilevante.
Le circostanze che abbiamo appena descritto fanno sì che gli errori di traduzione, nei documenti legali, siano sempre in agguato – e purtroppo si tratta di errori fra i più costosi possibili. Un errore in un contratto, la semplice scelta di un termine che ha un significato leggermente diverso, può generare conseguenze economicamente gravosissime, e richiedere cause legali altrettanto costose per porvi rimedio; e quel che è più grave, un dettaglio tradotto in maniera inesatta può annullare la validità di un intero documento, vanificando gli sforzi fatti per raggiungere l’accordo che rappresentava e danneggiando gravemente la credibilità di un’azienda.
Ovviamente, la prima linea di difesa da questo rischio è rappresentata dalla scelta di operare solamente con traduttori legali professionisti specializzati, che conoscono a fondo sia la lingua che il sistema legale del Paese di destinazione del contratto e possono quindi evitare di commettere gli errori di cui parlavamo. Ma anche così, un rischio rimane: quello, subdolo, legato alla scelta di una lingua franca.
La propensione delle aziende a scegliere una lingua franca per le traduzioni legali, come può essere appunto l’Inglese, è di per sé comprensibile: si tratta di una lingua diffusa, comprensibile con ogni probabilità da entrambe le parti, e che presenta costi di traduzione inferiori rispetto alla preparazione di una diversa traduzione nella lingua di ogni azienda con la quale viene stipulato un accordo. Tuttavia, non si tratta di una scelta saggia, e la ragione sta nelle differenze intrinseche dei sistemi legali fra un Paese e l’altro.
I sistemi legali delle diverse Nazioni, infatti, non sono esattamente allineati fra loro. Oltre alle differenze legislative, infatti, vi sono concetti che esistono in alcuni sistemi legali ma non in altri; usando una lingua franca, questo può obbligare ad usare parafrasi o espressioni potenzialmente imprecise, che generano non soltanto confusione, ma il rischio di un errore anche grave. Un traduttore professionale che si occupi di traduzioni legali nella lingua del Paese interessato avrà invece piena familiarità con il suo sistema legale, e saprà come rendere esattamente il concetto presente nel documento originale senza timore di fraintendimenti.
La scelta di effettuare sempre in Inglese le traduzioni legali, come lingua franca, può quindi rivelarsi più economica, ma porta con sé rischi e complicazioni indesiderabili. Nel lungo termine, la decisione di tradurre nella lingua specifica del Paese interessato si dimostra sempre preferibile.
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