Completiamo la nostra breve analisi riguardo a come usare le traduzioni professionali come strumento per l’ampliamento della clientela aziendale a mercati internazionali studiando più nel dettaglio un aspetto fondamentale e spesso trascurato: quello della scelta delle lingue in cui tradurre i materiali promozionali, legali e commerciali dell’azienda.
Esiste un retaggio di una situazione che ormai da decenni non corrisponde più alla realtà, ma che si è consolidata nell’immaginario collettivo quando è iniziata – molto più lentamente di oggi, e con molte più limitazioni a chi vi avesse davvero accesso – la lunga strada che ha portato alla globalizzazione: quello che l’Inglese sia “la lingua internazionale” sufficiente a qualsiasi comunicazione con l’estero. Va ammesso che, quando questa idea si diffuse, era essenzialmente vera: le comunicazioni internazionali fra aziende non erano così frequenti, e chi vi si dedicava aveva bisogno di una lingua franca da poter usare sempre, non potendone impiegare dozzine per comunicazioni sporadiche, o magari uniche, con uno specifico Paese. Tuttavia è proprio la globalizzazione che ha reso tanto frequenti i contatti e le compravendite fra aziende in nazioni diverse ad avere, paradossalmente, dettato la fine di questa situazione: se l’Inglese è rimasto una lingua strumentale importantissima, che permette di essere capiti pressochè dovunque, allo stesso tempo una platea internazionale allargata a dismisura ha iniziato ad aspettarsi sempre di più di sentir parlare la propria lingua da chi le si approccia per proporre prodotti o servizi.
Per molto tempo, di conseguenza, le scelte di traduzione delle aziende si sono orientate sulle lingue europee, le più diffuse, e quelle che corrispondevano maggiormente ai mercati più interessanti: il tedesco, il francese, talora lo spagnolo per alcuni settori. L’aumento dei contatti con i Paesi Balcanici e con la Russia ha poi aggiunto altre lingue al repertorio, ma sempre in tono minore: l’idea di un “sito web completo” si è consolidata intorno alle tre lingue straniere (Inglese, Francese, Tedesco) e quella delle brochure, addirittura, al solo bilinguismo Italiano-Inglese.
Non si è trattato di scelte casuali: come abbiamo accennato, si trattava delle lingue che permettevano di comunicare con le aziende dei mercati più interessanti. Ma oggi questa situazione è ancora valida, o forse il classico trittico di lingue non è più un mostro sacro, ed è possibile operare scelte diverse?
La verità è che oggi ogni azienda ha un mercato internazionale potenzialmente differente, per moltissime variabili, legate al settore, al livello di servizio, alla politica di prezzo. E questo significa che ogni azienda ha bisogno di parlare lingue diverse, e che il solo possibile criterio per scegliere su quali focalizzare i propri sforzi di traduzione – e quindi i budget relativi – è quello del mercato. Dove si trovano i mercati più importanti dei nostri prodotti? Quali Paesi presentano un mercato per ora minore, ma con potenziali sviluppi molto forti per il nostro settore di riferimento? In quali Paesi la nostra concorrenza non è ancora arrivata, ma c’è una forte richiesta del nostro servizio o dei nostri prodotti?
Orientare le proprie scelte secondo questi canoni significa spendere al meglio il proprio budget di traduzione, e quindi non soltanto ridurre le spese rispetto ad un tentativo, spesso impossibile, di fare “tutto e subito”, ma soprattutto avere il massimo ritorno sull’investimento per poter finanziare operazioni successive, lavorando gradualmente per espandere la traduzione da pochi materiali di interesse immediato fino a coinvolgere l’intera base documentale dell’Azienda.
Fra i fattori che rendono più conveniente collaborare con un traduttore professionista procedendo gradualmente nel lavoro di traduzione c’è sicuramente quello legato alle memorie di traduzione (https://www.bantelmann-translate.de/it/gestione-della-terminologia). I testi aziendali, per loro natura, presentano infatti una forte ripetizione di terminologie tecniche e di concetti, che devono anzi essere sempre presentati con l’uso delle stesse parole per offrire al lettore la massima chiarezza e permettergli una comprensione approfondita del testo. Questo diventa di importanza capitale quando, come abbiamo visto, si identifica una lingua in cui tradurre una prima parte della documentazione commerciale e poi, con il passare del tempo, si continua l’opera traducendo altri materiali.
Un traduttore professionista, infatti, impiega sistemi che gli permettono di tenere traccia di quei concetti e di quelle terminologie tecniche identificanti di cui parlavamo poco fa, e anche nel riapprocciare un progetto iniziato tempo addietro dispone delle memorie tecniche per assicurarsi di gestire quei termini con gli stessi vocaboli e le stesse espressioni efficaci approvate in precedenza. Oltre a garantire la miglior comprensione da parte della clientela straniera, questo permette anche di contenere in parte i costi, ottimizzando lo sfruttamento dei budget aziendali.
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