Nei momenti – o peggio, nei periodi – di crisi, quando il mercato non sembra muoversi come vorremmo, e le sfide quotidiane del lavoro si fanno più difficili, è frequente vedere come prima risposta quella della riduzione dei costi; e com’è ovvio, i primi costi da tagliare si identificano in quelli superflui. Non è raro, purtroppo, che la traduzione professionale dei materiali aziendali venga istintivamente collocata in questa categoria: ma è una scelta saggia, e soprattutto corrisponde a verità? Oggi più che mai, assolutamente no.
L’accesso ad Internet, ormai da anni, ha aperto mercati internazionali – perfino intercontinentali – ad aziende di qualsiasi dimensione, quando transazioni quotidiane di quel genere un tempo erano limitate a grosse realtà come le multinazionali. Oggi, anche una piccola impresa può avere clienti dall’altra parte del mondo, e fornirli su base regolare. La rapidità di questa evoluzione, tuttavia, ha fatto dimenticare a molti l’eccezionalità di questa situazione: le aziende si sono abituate ad avere clienti che operano in nazioni diverse e lontane, ma spesso non hanno colto l’impatto di questa effettiva rivoluzione – né il cambio di prospettiva e di priorità che questa possibilità comporta e in effetti richiede, restando bloccate su modi di pensare sviluppati quando servivano una clientela strettamente locale. E fra questi necessari cambi di prospettiva c’è sicuramente quello di assicurare una comunicazione efficiente con una clientela lontana e che fa parte di una cultura differente.
“Ma c’è l’Inglese!” risponderemo istintivamente in molti di fronte a questo tipo di obiezione. L’Inglese, la lingua internazionale, quella che si parla in tutto il mondo e ci apre qualsiasi porta.
Purtroppo, le cose non stanno così – non più.
La globalizzazione non ha cancellato il desiderio dei clienti di ricevere informazioni – e in generale, di comunicare – nella propria lingua: una lingua che conoscono meglio, che li fa sentire tutelati dal rischio di non comprendere qualche elemento fondamentale della comunicazione, che rende loro le cose più comode. E come sempre, il lavoro di facilitare le scelte del cliente, di abbattere gli ostacoli che lo separano dalla scelta di comprare, spetta a chi vuole vendere. L’Inglese viene parlato, viene capito, viene sicuramente usato: ma non viene preferito, mai, alla lingua locale, e questo vale soprattutto per quei Paesi i cui mercati sono più interessanti.
Ma quanta differenza può fare la scelta di tradurre brochure, siti web, depliant in una lingua piuttosto che in un’altra? Gli studi a tal proposito non mancano. E evidenziano come, ad esempio, quasi tre quarti degli utenti di Internet visiti e visualizzi esclusivamente pagine scritte nella propria lingua madre. Ma è ancora più importante analizzare i dati che ci dipingono una situazione che, a livello commerciale, potrebbe risultare sorprendente: per più della metà dei consumatori internazionali la possibilità di informarsi su un prodotto nella propria lingua rappresenti un fattore di scelta più determinante rispetto al prezzo. Ed ecco che la lingua può diventare un ostacolo, o un’opportunità. Limitandosi alla propria – o al limite all’Inglese come lingua franca – ci si precludono interamente potenziali clienti; scegliendo di investire nelle traduzioni, di contro, si mette piede su interi mercati dove buona parte della concorrenza non è arrivata, e forse neppure sa perché.
Ma in buona sostanza, quali sono per un’azienda le possibili ricadute positive di un investimento strutturato nella traduzione dei propri materiali commerciali e di comunicazione?
Contattateci oggi stesso per informazioni sui nostri servizi di traduzioni commerciali professionali: basta cliccare quiPhoto by mwitt1337 on Pixabay
Categorie